"La vera storia di Oscar Rafone", romanzo di Enzo Iorio

Le vicende di Oscar, un tredicenne che scappa di casa e si rifugia in una villa abbandonata in cui farà un incontro che gli cambierà la vita.



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È stata Laura a chiedermi di scrivere.
— Nessuno ti darà un voto e nessuno correggerà quello che scrivi, — mi ha detto.
Eravamo in giardino, seduti sotto il pino. Lei teneva sulle ginocchia un vecchio computer portatile.
— Se vuoi, puoi usare carta e penna, altrimenti puoi scrivere con questo.
— Che bello, funziona a vapore?
— Non ti azzardare a prendere in giro il mio primo notebook, sai! 
Scherziamo molto io e Laura. Da quando sono qui in struttura — oggi fa una settimana — è l'unica persona che mi fa sentire a mio agio. Sarà perché ha solo una decina di anni più di me o perché non mi tratta come un ragazzino nei guai, come tutti gli altri. Be', lo so che cercano di essere gentili e di aiutarmi, ma questo mi fa sentire ancora peggio. È come quando stai in porta e ti fai segnare un goal stupido; se qualcuno prova a consolarti ti ferisce di più. Invece è meglio quando ti dicono Ok, è andata: uno a zero, palla al centro. Capisci che non ti stanno trattando come uno scemo, che purtroppo è andata così e che nessuno, probabilmente, avrebbe potuto fare diversamente. Insomma, fa parte della vita prendere un goal così ogni tanto. 
— Non so cosa scrivere, — dissi serio.
— Allora scrivi questo.
— Cosa?
— Scrivi: "Non so cosa scrivere". E poi spieghi perché. Ti fa schifo scrivere? Scrivilo. Vorresti fare qualcos'altro invece di scrivere? Scrivilo. Aggiungi cosa provi, come ti senti, cosa sogni, come respiri, chi odi, chi ami.
— Io non amo nessuno, — dissi.
Lei mi guardò in silenzio, con un occhio chiuso e la testa un po' inclinata di lato.
— Scrivilo! — la precedetti cercando di imitare l'intonazione che aveva usato lei.
— Già!
Ero pigro, ma sapevo che se lo avessi detto ad alta voce lei mi avrebbe risposto di mettere nero su bianco pure quello. 

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